Il tempo non sembrava promettere nulla di buono, era freddo
e pioveva, ma si sa, L’Aquila ha un clima piuttosto freddo, sarà per questo che
i suoi abitanti hanno coperto panchine, lampioni, fontane e persino cabine
telefoniche di coloratissimi patchwork tessuti ad uncinetto! E’ così, che
arrivati alla piazza centrale, veniamo accolti da fontane con il berretto,
panchine con le coperte e lampioni con le sciarpe, un gesto d’amore verso la
città che sembra voler proteggere, scaldare… In contrasto con le rovine, con le
puntellature di metallo, con i detriti ammassati agli angoli delle strade. E
si, perché da allora, da quando tre anni fa la Terra ha tremato, molto poco è
cambiato: è la stasi. E’ un balcone dove le piante assetate attendono l’acqua
di un annaffiatoio rimasto al piano di sopra, piante color erba secca e un
annaffiatoio color verde plastica, ingabbiate in un’impalcatura di metallo così
stridente a confronto con i delicati fregi di quella che una volta era stata la
casa di qualcuno. È un sabato
pomeriggio, sotto i portici del Corso,
dove ci si aspetterebbe di vedere il rituale dello “struscio”, invece, anche
qui, silenzio, silenzio e metallo, i colori caldi degli edifici, i colori
freddi dei puntellamenti e il rosso che ammonisce: “pericolo”!
... siete grandi...
RispondiEliminabellissimi schizzi speriamo che riescano a tener vivo l'interesse per l'Aquila e spingano le autorità a ricostruirne il centro storico. Ultimamente hanno battuto un pò laq fiacca.
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