martedì 22 marzo 2011

"IL BUCO NERO" - di Giuseppe Caporale - Garzanti

Nel buco nero dell'Abruzzo


Fonte: DARIO PAPPALARDO - la repubblica

Martedì 22 Marzo 2011

L´inchiesta di Giuseppe Caporale sul terremoto del 2009

 

   Sulle cartine appese nelle aule delle scuole non si vede, ma in Abruzzo c´è un buco nero.

Un vuoto formatosi il 6 aprile 2009, alle 3.32, con il terremoto che ha ucciso 309 persone,
trasformato 80 mila abitanti in profughi, polverizzato L´Aquila e altri 56 comuni. È "Il buco nero"
che dà il titolo al libro di Giuseppe Caporale (Garzanti, pagg. 200, 14,50), che ricostruisce nonsolo quei giorni apparentemente lontani, spariti dai servizi nei tg, ma anche il prima e il dopo.
Quello che si poteva fare per prevenire e quello che non si è fatto poi.

Perché Caporale, che ha raccontato su Repubblica le cronache dal sisma, apre i cassetti dei dossier, delle vecchie perizie lasciate a ingiallire. Bussa alla porta del professore di Scienze delle costruzioni che conosce il motivo di ogni crollo, a quella del magistrato che indaga sulla Commissione Grandi Rischi e del sismologo che aveva previsto tutto. Per almeno quattro mesi precedenti al disastro, la terra ha tremato senza che Protezione Civile approntasse un piano di prevenzione e un´evacuazione. «Tutti sapevano», scrive l´autore. Tutti sapevano della fragilità degli edifici del centro storico aquilano e dei paesini intorno, delle carenze strutturali della Casa dello studente, dell´ospedale San Salvatore senza agibilità. Questo prima. Ma il peggio, forse, doveva ancora arrivare. Per buona parte del libro, Caporale fa il punto sulla macchina del dopo catastrofe: le mani sul terremoto. Quella rete "gelatinosa", di appalti irregolari e abusi che vede la Protezione civile come principale, negativa protagonista. L´Abruzzo diventa il laboratorio "esemplare"dell´Italia degli ultimi anni, dove si sperimentano a tempo di record nuove forme di corruzione e dove l´emergenza diventa un lasciapassare per scavalcare etica e leggi. È un sistema chetocca il punto più basso della sua rappresentazione con le risate intercettate del direttore tecnico dell´impresa Opere Pubbliche e Ambiente Spa, Francesco Maria De Vito Piscicelli che la notte stessa del sisma, ghigna al telefono pensando ai possibili profitti.

Accanto all´inchiesta, però, Caporale propone anche squarci di umanità. Francesca, che vuole disegnare L´Aquilacome i colleghi architetti e alcuni disegnatori, che – scortati dai vigili del fuoco – si muovono tra quello che resta con matite e taccuino. E poi il "popolo delle carriole" che, una domenica di febbraio 2010, con i caschetti in testa raccoglie cumuli di macerie da portare via. «Mi venne da piangere, ma non ci riuscii nemmeno quella volta», annota il giornalista, che impronta tutto il suo racconto al rispetto del dolore dei cittadini abruzzesi e al pudore dei propri sentimenti. Secondo il rapporto di Legambiente, L´Aquila e gli altri 56 comuni saranno liberi dalle rovine nel 2079.

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